Questa condizione poco conosciuta, l'anosognosia , può essere la conseguenza della malattia di Alzheimer e di altri disturbi cerebrali. Un paziente può essere clinicamente inconsapevole di essere compromesso dalla malattia.
Il termine anosognosia fu coniato per la prima volta più di 100 anni fa, quando il neurologo Joseph Babinski notò che alcuni dei suoi pazienti sembravano non rendersi conto di come le loro facoltà mentali e fisiche fossero cambiate dopo essere sopravvissuti a un ictus cerebrale.
L'anosognosia è una condizione in cui un individuo, sebbene abbia ricevuto una diagnosi medica di una malattia, non è in grado di riconoscere la condizione di salute di cui soffre. In altre parole, persone con una malattia che non sanno di avere.
Sebbene piuttosto comune, questa condizione è poco conosciuta e può essere la conseguenza della malattia di Alzheimer e di altri disturbi cerebrali.
Immaginate un individuo che sopravvive a un ictus ma è paralizzato da un lato del corpo ma che è convinto di poter ancora camminare senza assistenza. Questa situazione non dovrebbe essere considerata come una negazione o rifiuto da parte del soggetto colpito da inctus, ma una mancanza di consapevolezza mentre tutti gli altri intorno a lui ne sono consapevoli.
A volte l'anosognosia è selettiva: un anziano può rendersi conto di avere un problema con un tipo di attività ma essere ignaro delle difficoltà in altre aree. In alcuni casi, la mancanza di autoconsapevolezza è più estesa e generalizzata.
Secondo alcune stime, circa il 40-45% dei pazienti con malattia di Alzheimer presenta sintomi di anosognosia , per lo più nelle fasi iniziali della malattia. Tuttavia, man mano che la demenza avanza, anche i sintomi progrediscono. Non dimentuchiamo che a volte e' difficile far capire alla persona con questo problema che qualcosa nel suo corpo è cambiato e che bisogna accettare nuovi limiti. Spesso il ragionamento e le prove fanno poca differenza per questi pazienti.
Gli studi suggeriscono che la mancanza di consapevolezza potrebbe essere collegata al deterioramento di una particolare area del cervello chiamata "lobo frontale", soprattutto quello del lato destro, che svolge un ruolo nella soluzione dei problemi, nella pianificazione e nella comprensione del contesto e del significato delle esperienze vissute.
Se una persona cara soffre di anosognosia, a volte è meglio non cercare di convincerla che è malata. Piuttosto, e' meglio coinvolgerla in discorsi sugli obiettivi o sulle attività che potrebbero interessarla. Questo potrebbe incoraggiare la persona a incontrare uno specialista per il problema.
Se una persona cara soffre di anosognosia, è normale sentirsi tristi o frustrati. Ecco alcuni consigli utili per aiutare i nostri cari con questa condizione.
• La condizione non è una scelta. Non è una negazione intenzionale dei sintomi, ma un altro sintomo della condizione in sé.
• Usare pazienza e compassione mentre cerchiamo di aiutare la persona ad acquisire una visione realistica della situazione e di come migliorarla.
• Evitare qualsiasi confronto e discussione e si assiste a incidenti secondari alla condizione.
Il dott. Domenico Praticò è titolare della cattedra della Scott Richards North Star Charitable Foundation per la ricerca sull'Alzheimer ed è professore e direttore fondatore dell'Alzheimer's Center di Temple, nonché professore di scienze neurali presso la Lewis Katz School of Medicine della Temple University .
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